Come una crisi può essere la nostra migliore maestra.
“Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi, è la crisi dell’incompetenza”.
Continua Albert Einstein: “La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. È nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie”.
Nessuno ama le crisi e nessuno vorrebbe affrontarle e poi, diciamoci la verità, alcune sono così improvvise e violente che fanno veramente male… Almeno all’inizio. Restiamo sconcertati e smarriti e non comprendiamo cosa è successo e cosa sta succedendo.
A volte la vita ci fa da maestra e all’improvviso ci cambia le carte in tavola e tutto quello che avevamo già programmato o pensato di fare viene stravolto da qualche evento inaspettato. Solitamente, questo evento inaspettato, la chiamiamo, appunto, crisi.
Di punto in bianco ci ritroviamo catapultati in un mondo diverso, dove le nostre certezze e tutto quello che ci era familiare sembra quasi non avere più senso.
Quel nostro ordinario quotidiano viene scompaginato e l’equilibrio, che avevamo raggiunto con tanto impegno, è messo a dura prova.
Ci sono le crisi che arrivano silenziose a piccoli passi e alle quali non facciamo caso sino a quando non scoppiano all’improvviso.
Ma ci sono anche quelle che proprio non ti aspetti, quelle talmente impensabili che nemmeno nelle tue peggiori fantasie potrebbero prendere corpo. Quel famoso Cigno Nero che il matematico Nassim Taleb ci presenta come eventi, o nuove conoscenze, che si situano al di fuori delle aspettative ordinarie, e quindi non possono essere previste.
Ognuno di noi ha attraversato, o attraversa, il proprio cigno nero in molti campi diversi tra loro. Che sia la perdita del lavoro, un lutto o le delusioni personali.
L’ultimo cigno nero che stiamo vivendo, direi a livello mondiale, è il Covid ed è ancora in pieno svolgimento.
Come ti sarai accorto, questo evento ha messo in luce, a qualsiasi livello, tutte le debolezze e le imperfezioni che abbiamo accumulato nel tempo. Alcune le conoscevamo, ma non siamo intervenuti, e altre non le avevamo mai prese in considerazione o non ne avevamo proprio coscienza.
La crisi ci apre delle finestre importanti per prendere consapevolezza di tutto ciò che va migliorato o aggiustato. Ci fa quasi da specchio.
Dice Anthony Robbins, il coach dei coach, che la tua peggiore esperienza potrebbe diventare la migliore. “Noi non siamo responsabili di quello che accade ma di come rispondiamo a quello che accade”.
Siamo vittime, resilienti o antifragili?
Ed è qui che tutti noi possiamo fare la differenza nelle risposte che daremo e come agiremo.
Marzo 2019: inizio del lock down.
Come tutti sono rimasto sconcertato, in balia degli eventi, indeciso sul da farsi, magari anche preoccupato per il futuro.
Dopo il primo momento di confusione e paura, però, ho avuto il coraggio e la freddezza di tranquillizzarmi e valutare tutta lo scenario. Come fa un buon detective quando è sulla scena di un crimine.
Questo è il momento fondamentale, è dove entriamo in scena noi. Dopo aver valutato la situazione e visto cosa va aggiustato e corretto, abbiamo la possibilità di rimettere le cose al loro posto e farlo in modo eccellente, preparando un futuro migliore. Come il surfista che aspetta la grande onda… Non sa quando, ma prima o poi arriverà e lui è lì ad attenderla, col cuore in gola, per cavalcarla senza farsi travolgere. Ha paura? Certo che ha paura!
Ciò che ci fa paura ci fa crescere. Il dolore e la paura sono il portale dove troveremo le vere risposte e le strategie più efficaci. Fa da spartiacque tra chi prenderà una strada in discesa o una in salita.
Ed è lì che si decide chi crescerà e prospererà e chi resterà al palo o scenderà ancora più giù.
Immagina quando, durante la Formula1, entra in pista la Safety Car perché c’è stato un incidente. Sino a quel momento c’era una situazione di stallo: qualcuno davanti, molti dietro e non c’era più possibilità, per chi stava dietro, di vincere o di arrivare tra i primi.
Poi l’incidente crea la crisi e rimette tutto in gioco perché l’ingresso della Safety Car in pista offre a tutti i piloti di riposizionarsi.
Ora immagina di andare nei box per cambiare il motore della tua auto, le gomme o altro che ti permetta di rientrare in gara più forte e giocartela meglio perché sai cosa devi potenziare.
Attenzione, però, per sfruttare tutte le possibilità, dobbiamo agire su due fronti contemporaneamente. Solo così può avvenire la magia. Lavorare su un solo ambito non cambia la situazione ed è riduttivo.
Uno: capire dove dobbiamo intervenire e come intervenire, se abbiamo degli scheletri nell’armadio o abbiamo lavorato male su alcune situazioni adesso è il momento di agire.
Anche quando ciò che è accaduto non è sotto la nostra diretta responsabilità, abbiamo la possibilità di intercedere per riqualificare tutto e impostare il futuro per la trasformazione.
Due: prepararci per dare risposte diverse. E per dare risposte diverse dobbiamo salire al livello superiore e acquisire competenze specifiche e innovative, utili ad agire con efficacia e potenza negli ambiti che stiamo osservando.
Se non facciamo questo, agiremo e daremo le stesse risposte e non saremo in grado di approfittare in modo definitivo ed evolutivo delle occasioni che si presentano.
Invece di lamentarci (tanto non compete a noi intervenire su fattori macro), possiamo sfruttare il tempo che abbiamo a disposizione, comparare la situazione precedente con il nuovo mondo che ci sarà, approfondire o virare per andare next level, trovare i punti in cui dobbiamo riallinearci e prepararci per essere pronti a ripartire più forti e più evoluti di prima.
Il nostro focus non dev’essere subire la crisi passivamente, ma ottenere il massimo rendimento e usarla come leva per cogliere tutte le finestre di opportunità che si aprono con la sua entrata in scena. Anche se sarà doloroso.
Il presente e il futuro ci chiedono una flessibilità e una capacità di rispondere prontamente agli eventi inaspettati in un mondo sempre più veloce e mutevole.
Ed è nostra precisa responsabilità adottare un nuovo modo di pensare agli ostacoli ed essere pronti, e preparati mentalmente, ad agire diversamente quando arriva qualcosa di imprevedibile.
Facciamo felice Taleb che, con la sua teoria sull’antifragilità, ci dice:
“Certe cose traggono vantaggio dagli scossoni, prosperano e crescono quando sono esposte alla volatilità, al caso, al disordine e ai fattori di stress, e amano l’avventura, il rischio e l’incertezza”.
Bisogna assumere un atteggiamento positivo e focalizzarsi su cosa possiamo fare e su come usare la parte positiva di questo evento.
Perché ogni situazione ha un lato positivo e uno negativo e sta a noi puntare il sguardo e la nostra attenzione sulla parte buona e usarla come lievito per la nostra trasformazione.
Ritorno alla domanda:
Siamo vittime, resilienti o antifragili?
Chi agisce e risponde da vittima non fa niente, si lascia trasportare dalle circostanze e si fa schiacciare dalle emozioni, prendendosela con la sfortuna o con i probabili responsabili esterni di quanto accaduto e aspettando che tutto passi nella speranza di uscirne possibilmente indenne.
Il resiliente lotta e mantiene le posizioni con creatività e resistenza, perché sa che passerà la tempesta e non ha intenzione di cedere ciò che ha conquistato e costruito. Rafforzerà sé stesso e le sue posizioni perché si sarà fortificato grazie alle sue azioni e alle sue motivazioni e resterà al livello ante crisi.
L’antifragile fa molto di più. Lui sa che arriveranno gli ostacoli, e come il surfista non sa quando e di quale entità si parlerà, ma si prepara in anticipo per sfruttarne tutta la potenza. Resistere è un conto… Andare oltre è tutta un’altra cosa.
Passare dal dire al fare non è facile, ma sicuramente è più semplice di quanto si pensi. E i risultati sono straordinari quando si inizia a pensare e agire da proattivo e con una strategia vincente.
Io al momento la sto usando e la sto sperimentando e posso assicurarti che l’antifragilità applicata funziona e ti aiuta a crescere e ad evolvere.
Come giustamente ci ricorda con queste parole il futurista Buckminster Fuller
“Non cambierai mai le cose combattendo la realtà esistente. Per cambiare qualcosa, costruisci un modello nuovo che renda la realtà obsoleta.”
Io, questa frase, l’ho fatta mia.
Facciamo sì che quando tutto questo sarà terminato noi possiamo giraci indietro e guardare e salutare la nostra vecchia situazione perché ne abbiamo creata una nuova e migliore che ci offre più risultati e maggiori soddisfazioni rispetto a prima.