IL TALENTO SI CREA
Acquisire e sviluppare un talento o una competenza può essere una grande opportunità per le persone.
Ma allora perché quasi più della maggioranza delle persone non hanno una strategia per sviluppare le proprie potenzialità?
Molte volte il pensiero dominante è che una data abilità o un talento particolare è appannaggio di poche persone nate con quella predisposizione. Si pensa di non avere le caratteristiche o le capacità materiali o mentali per sviluppare le abilità necessarie. L’opinione diffusa tra la gente è una sopravvalutazione del talento naturale o ereditario e una minimizzazione del potere delle opportunità, della motivazione e dell’impegno.
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Oggi possiamo dire che tutto questo non è vero.
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In questo articolo vedremo come puoi iniziare a sviluppare le tue potenzialità partendo dalla tua situazione attuale per arrivare a destinazione con un disegno chiaro e semplice. Parleremo di due strategie specifiche su cui puoi riflettere e ricavarne il più alto vantaggio da ciascuna di esse.
Anders Ericsson e Robert Pool hanno condotto uno studio sulle potenzialità e sul loro sviluppo alla luce delle recenti scoperte, tutto scritto e raccolto nel libro “Numero 1 si diventa“.
Benjamin Franklin racconta in una sua biografia che da giovane era uno scrittore mediocre e nonostante si impegnasse molto non riusciva a migliorare. Questa fase di stallo cambiò quando lesse un numero della rivista The Spectator restandone affascinato. Decise di voler scrivere così. Ideò una serie di esercizi specifici per raggiungere il livello di scrittura dei giornalisti della Spectator. Riprodusse questi articoli con parole sue numerose volte finché non furono quasi simili agli originali. Scoprì poi che il suo vocabolario non era ricco come quello dei giornalisti ma anzi, pur conoscendo le parole non gli venivano in mente mentre scriveva. Per potenziare questa capacità iniziò a scrivere poesie in rima pensando che gli avrebbe permesso di ampliare il suo vocabolario, quindi riscrisse tutti gli articoli dello Spectator in versi, poi li rimise in prosa.
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Questo lavoro gli permise di aumentare la sua capacità di richiamare rapidamente alla mente la parola giusta.
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Non mi dilungo su altre tecniche ed esercitazioni che lo scrittore ideò ed usò per arrivare al livello dei giornalisti che lui aveva preso a riferimento.
Possiamo notare che senza delle tecniche specifiche e mirate, Franklin sicuramente non sarebbe diventato un giornalista appezzato.
Recenti studi affermano che Il corpo ed il cervello umano rispondono alle sollecitazioni facendo emergere nuove capacità a qualsiasi età, anche da adulti.
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La ripetizione protratta nel tempo, determina modificazioni nelle aree del cervello addette allo sviluppo di quella determinata maestria. Il cervello reagisce a questi stimoli creando nuove connessioni, in modo tale da aumentare le proprie abilità.
Quindi le tecniche più efficaci sfruttano questa flessibilità del corpo e del cervello e ci permettono di eseguire cose che prima erano inattuabili, creando passo dopo passo delle competenze che sembravano irrealizzabili.
Dobbiamo essere capaci di servirci ti tale flessibilità, proprio per sfruttare le nostre potenzialità. Il potenziale si forgia e si espande grazie alle varie attività che svolgiamo nel corso della vita.
Fare esperienza non serve a conseguire il nostro potenziale, invece serve a crearlo. Qualsiasi pratica noi adottiamo e che serva per migliorare, imparare o padroneggiare una competenza, deve tenere conto della capacità che ha quell’esercizio di generare trasformazioni nel corpo e nel cervello.
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Modi di pensare comuni:
1. Le nostre abilità sono limitate da caratteristiche genetiche prestabilite. Es: non sono una persona molto creativa.
2. Se pratichiamo un’attività abbastanza a lungo diventeremo necessariamente più bravi. Ripetere le stesse azioni ad oltranza e farle uguali o simili, porta alla stagnazione e al regresso graduale.
3. Per migliorare non serve altro che l’impegno. Es: Se volete migliorare le vendite, impegnatevi di più. Ma se non usate una tecnica di pratica specificamente progettata per migliorare in quella particolare abilità, sforzarvi non vi porterà molto lontano.
Solitamente in molti campi raggiungiamo un livello accettabile di abilità e poi in automatico continuiamo nella vita ad applicare quelle nostre capacità così come le conosciamo e le abbiamo interiorizzate, sicuri che applicare giornalmente la stessa abilità sia una forma di esercizio che ci farà migliorare automaticamente con la ripetizione.
Ci fermiamo con l’apprendimento perché pensiamo di avere raggiunto il nostro limite massimo di competenza o abilità.
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Se il nostro desiderio è di andare oltre le prestazioni sufficienti di cui non siamo soddisfatti e portare le nostre capacità al di là del livello attuale, dobbiamo lavorare su noi stessi con esercizi mirati ed intenzionali, da soli o con un mentore, sicuri che il cervello svilupperà rappresentazioni mentali migliori che aprono nuove possibilità per perfezionare le proprie prestazioni.
Prendo la descrizione data da Ericsson e Pool, perché spiegano e descrivono in modo chiarissimo ed efficace la pratica mirata e la pratica intenzionale. Queste due strategie possono incrementare le nostre capacità fisiche e mentali permettendoci di fare cose che prima non ci riuscivano.
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A) La pratica mirata ha obiettivi specifici e ben definiti. Tipo: suona il brano dall’inizio alla fine alla giusta velocità tre volte di fila senza commettere errori. Consiste nel compiere piccoli passi per raggiungere un obiettivo a lungo termine.
B) La pratica mirata è focalizzata. Bisogna restare concentrati sull’esercizio.
C) La pratica mirata richiede feedback. Avete bisogno di sapere se state procedendo bene e, se no, dove sbagliate. Avete bisogno di sapere come e dove sbagliate. Feedback da parte vostra ed esterna.
D) La pratica mirata richiede di uscire dalla propria zona di comfort. Bisogna cercare di oltrepassare la zona di confine. Non uscire dalla zona di comfort è la ricetta della stagnazione e non del progresso. Di solito la soluzione non è impegnarsi di più ma impegnarsi diversamente. E’ una questione di tecnica.
E) la pratica intenzionale ti permette di acquisire competenze ed abilità che altre persone hanno già capito come conseguire e che già esistono e sono state testate.
F) La pratica intenzionale richiede uno sforzo a chi la pratica perché si colloca sempre un po’ sopra il tuo livello di abilità.
G) La pratica intenzionale richiede obiettivi specifici e chiaro. Non punta a un generico miglioramento del complessivo.
H) La pratica intenzionale richiede la totale e piena attenzione del discente, cosi da permettergli di fare correzioni durante lo svolgimento.
I) La pratica intenzionale richiede che il discente con il tempo sia capace di darsi un feedback da solo e correggere gli errori.
L) La pratica intenzionale permette al discente con le sue esercitazioni di migliorare le sue rappresentazioni mentali, rendendo cosi possibile ulteriori miglioramenti.
M) La pratica intenzionale ti farà sviluppare sempre competenze nuove e modificare quelle acquisite, e con il tempo questo miglioramento graduale e continuo ti porterà ad essere un esperto.
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